Gemelli (CUS Pavia): «Con la scomparsa di Vittori si chiude un’epoca»

Tiziano Gemelli, oggi preparatore atletico del CUS Pavia, è stato un atleta di Carlo Vittori, negli anni 80 a Formia. Specialista dei 400metri, Gemelli è stato più volte Campione italiano, medaglia d’oro ai Giochi Universitari del 1987 e quarto alle Universiadi del 1989. Ecco il suo ricordo di Vittori, fra storia e aneddoti.

«Si chiude un ciclo dell’atletica italiana che dal 1979 aveva vinto tutto. Vittori era uno scienziato dello sport, aveva rivoluzionato il modo di allenarsi grazie a anni di studi e sperimentazioni. I suoi metodi sono seguiti in tutto il mondo. Anch’io, che li ho vissuti in prima persona, li ho adottati per la preparazione degli atleti del CUS Pavia».

«Ho avuto la fortuna di conoscere Vittori alla Scuola Nazionale di Atletica leggera di Formia negli anni 80. Facevo parte della Nazionale, ero un 400metrista. Fra i miei compagni di allenamento c’era Pietro Mennea».

«Vittori parlava un italiano misto all’ascolano. Era un uomo che non te le mandava a dire. Gli scontri con i direttori tecnici e con Nebbiolo erano all’ordine del giorno. Mi chiamava Gagliardo, adottando la definizione che mi era stata data da Alessandro Donati, un altro grande uomo dell’atletica leggera italiana, collega di Vittori. Il 400metrista, si sa, in gara deve spingere sempre e oltre il traguardo deve averne ancora. Ecco il perch&e133; del sopranome».

«Come tutti i suoi atleti dovevo tenere un diario di allenamento che comprendeva anche l’indicazione dell’alimentazione. Quando Vittori lesse nel diario che avevo bevuto una famosa bibita di sali minerali mi apostrofo: “a Gaglià ma che te serve bere sta cosa? ma bevi dell’acqua”. Lo stesso quando scrissi di avere preso delle vitamine».

«Se Vittori si accorgeva – eccome se si accorgeva- che qualche suo atleta prendeva delle scorciatoie lo cacciava. Ci sono stati atleti che non sono stati più seguiti da lui, solo per avere avvicinato certi personaggi o per aver frequentato certi posti che si sapeva legati al doping».

«Lui sosteneva, e i fatti lo hanno dimostrato, che i risultati e i record del mondo si conquistano con un allenamento intelligente. ' lui che ha sviluppato la teoria dei sovra carichi mirati. ' lui che ha introdotto la programmazione a cicli degli allenamenti».

«Non ebbe vita facile. Il sistema, alla fine degli anni 80, lo estromise. Ma il suo metodo faceva sempre più seguaci. A un convegno internazionale portò i risultati di un allenamento che avevamo testato io e Pietro Mennea. Si apr&#236 una discussione sul lattato conseguente ai carichi di quell’allenamento. Vittori era in grado di confrontarsi con i più grandi fisiologi del mondo».

«Negli anni 80 l’atletica italiana è stata all’apice. A Formia si erano concentrate le teste più alte. Oltre a Vittori, c’erano Bosco, Donati e altri giovani medici e docenti universitari che avevano messo tutto il loro entusiasmo nello sviluppo della scienza dello sport. Poi le cose sono cambiate… ma oggi parliamo solo di Carlo Vittori».

La foto è tratta dal portale www.fidal.it