Canoa – Dopo due anni di pandemia torna la discesa Bereguardo-Pavia

Temprati da un decennio di recessione economica, da due anni di pandemia, da tre mesi di siccità e dagli echi di sette settimane di guerra, i Ciffonauti hanno inaugurato sabato 7 aprile 2022 il loro PIRR (Piano Internazionale Ripresa e Resilienza). Negli auspici e sulla carta, la tradizionale discesa Bereguardo-Pavia si presentava come la gemma di un potenziale, tranquillo weekend di abbronzatura primaverile e sana attività fisica, lungo un Ticino sempre meno fiume, sempre più fiumara. Da mesi erano state intessute complesse operazioni diplomatiche tra la Sede CUS Pavia e i rappresentanti di nazioni e regioni confinanti (Svizzera e Piemonte), sulla base delle ottime relazioni stabilite durante la pandemia nel corso di operazioni canoistiche congiunte (Big Jump e Periplo dell’Elba). Selezionata una squadra esterna di chef pluristellati (i due Marco: Violini e Albertoni, con il supporto di Vittorio pasticcere, della maitre di sala Alessandra e del tuttofare infortunato Mauro), destinati alle operazioni da terra, il resto del gruppo si è dato appuntamento alle 1030 al Ponte di Barche. Onde smentire la celebre puntualità svizzera, o forse per testare la nostra resilienza agli imprevisti, gli amici di Lugano giungevano all’appuntamento con un’ora di ritardo, quando il Canoa Club Novara era arrivato al 250esimo traghetto di riscaldamento lungo le sponde e i Ciffonauti si erano rassegnati ad abbronzarsi sul greto, sfatti e disidratati. Tuttavia, il piacere dell’incontro, o quello ancor più dolce del ritrovarsi, ingagliardiva gli animi e muoveva endorfine e ormoni vari. Così, sotto l’occhio vigile del Protociffonauta Maurizio, accompagnato dalla gentile consorte e dal nipotino, la composita armata partiva, più o meno compatta. Più meno che più, a dire il vero. E, a quel punto, approfittando della scarsa compattezza della pagaiante brigata internazionale, Eolo in persona, geloso come tutti gli dei dell’umana felicità, gonfiava i suoi polmoni e scatenava la sua furia. Vento forte, rafficato, da nord sulle code delle nostre canoe rendeva la rotta stocastica (anche nel senso di: ‘sto ca…) e l’equilibrio incerto, anzi incertissimo. Il resto lo facevano i folti rami secchi affioranti dalle acque, come tante dita che si alzavano al cielo, allo scopo di incravattare le canoe. Uno ad uno cadevano Ciffonauti asciutti da anni, Pagaie Azzurrissime al settimo Dan, e ricadevano nuovamente, sperimentando le virtù – ma anche le durezze – della crioterapia fluviale. Soltanto il battaglione svizzero, irriso inizialmente per avere scelto l’armamentario da torrente, scendeva senza problemi di equilibrio né di rotta. A poco serviva realizzare che il combinato disposto barca in fibra/peso leggero del canoista esprimeva la peggiore combinazione possibile, al punto che i due Alessandro (Magno1 e Magno2) si vedevano costretti a trainare alcuni sventurati, così da consentire loro un minimo di rotta. Nel marasma della battaglia, indenne al vento, fiera come la Jungfrau, spiccava tra i flutti la più… svizzera di noialtri, brianzola naturalizzata in Siccomario. Fra bagni non voluti, recuperi, sacrifici votivi e i paesaggi mozzafiato di sempre, si arrivava infine stremati alla Sede, dove una doccia calda restituiva un po’ di umanità ai quaranta sopravvissuti.
A quel punto, iniziava la parte più lieta della giornata, con brindisi di fratellanza, giuramenti di amore eterno, tutorial di eskimo e promesse di nuove discese. Venivano stappate magnum di champagne, di prosecco e consumati deliziosi antipasti collettivi. A quel punto Chef Violo consegnava un risotto con salsiccia da urlo e tutte le traversie della discesa passavano in secondo piano. Dopo lo strepitoso risotto, un assaggio del biancostato che aveva fornito la base per il brodo. E, verso le 17, una selezione di dolci, uno migliore dell’altro. Sui tavoli, soltanto vino: di acqua ne avevamo avuta a sufficienza durante la discesa…

Gigi Politi

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