Big Jump – e poi ancora in alto…
…con un grande salto. Già: il grande salto cantato da Lucio Battisti potrebbe rendere in Italiano il Big Jump di domenica 12 luglio 2020. Potrebbe, ma non è così. Perché “jump” in Inglese non indica soltanto un salto verso l’alto, come i versi di Mogol lasciavano intendere nel 1972, ma è anche il tuffo in acqua. L’acqua, in questo caso, è quella dei fiumi europei: arterie e vene del vecchio continente, mai così malmesse. Vasi fluviali sanguigni sclerotici, flebitici, aneurismatici: in una parola, inquinati. Per combattere il maltrattamento imperante dei nostri fiumi, gli sversamenti industriali, così come l’incuria dei singoli e la sordità delle amministrazioni, in tutta Europa numerose associazioni fluviali, ecologiste e, soprattutto, canoistiche, hanno dato vita, per il sedicesimo anno consecutivo, a questa manifestazione. Sedici Ciffonauti, accuratamente selezionati, hanno preso parte al Big Jump organizzato nel tratto del Ticino che va da Pombia a Galliate. Temporaneamente orfani del loro lìder màximo, i Nostri hanno caricato le imbarcazioni la sera del giorno precedente, così da offrire il loro tributo di sangue alle povere zanzare della Sede, anch’esse orfane di canoisti. Sono poi partiti di buon’ora la domenica mattina per raggiungere puntualissimi il santuario ectopico di Loreto in quel di Oleggio. Qui il gruppo si è spontaneamente diviso tra dipendenti da caffeina, partiti alla ricerca di un bar aperto, carnagioni sensibili, che hanno iniziato l’applicazione di creme solari e morti di fame, che hanno colto l’occasione per il primo fuori pasto. L’organizzazione dell’evento, simpatica ed empatica, ha fatto capire da subito che Spazio e Tempo sono due dimensioni assolutamente indeterminate per un canoista di pregio: orari e punti di imbarco e sbarco venivano declinati in maniera diversa, a seconda dell’organizzatore cui ci si rivolgeva; soltanto la proverbiale solidità degli Argociffonauti, temperati dagli allenamenti autunnali, invernali, primaverili, virtuali ed estivi, ha consentito al gruppo di ritrovarsi alla fine senza aver perso alcuna unità. Il tratto di fiume percorso è particolarmente intrigante dal punto di vista paesaggistico. All’inizio, poi, il decorso particolarmente tortuoso e serpentiforme ha una sua valenza ipnotica: per un’ora e mezza, nonostante la corrente, le piccole rapide che ogni tanto si presentavano e il ritmo costante della pagaiata, ci si ritrovava costantemente dalle parti di Malpensa, come testimoniavano gli aerei in fase di decollo e atterraggio. Totalmente disorientati, ma geneticamente socievoli, i Magnifici Sedici intrattenevano rapporti cordiali con gli altri imbarcati, raccogliendo storie di varia umanità: fidanzati al collaudo prematrimoniale su canadese affittata; fratelli in lite testamentaria; indigeni completamente tatuati giunti sul Ticino direttamente dal Rio delle Amazzoni attraverso cunicoli spazio-temporali, e così via… Al ponte di Oleggio – invero il punto più “riminese” del percorso – affollato all’inverosimile, una nuotata rinfrescante e un gustoso pasto al sacco restituivano al gruppo qualche energia. E poi giù ancora, fino alla Filarola del Naviglio Langosco, dove si è inscenato il tuffo per la stampa e i fotografi ufficiali. Infine, l’ultimo splendido pezzo, che costeggia la riserva integrale del Bosco Vedro per giungere alla diga del Treccione, dove il nostro Lohegrin è stato attaccato da un cigno invidioso della sua pagaiata fluida. Da quel punto, le versioni relative allo sbarco si fanno confuse e i Ciffonauti ormai provati si disgregano; vuoi perché alcuni avevano lasciato i telefoni in auto, vuoi perché altri avevano telefoni senza GPS, vuoi perché altri ancora non riuscivano ad inviare la posizione ai compagni, vuoi per la disponibilità di angurie e birra… Insomma il recupero delle canoe con il carrello è avvenuto quando l’ora già volgeva al disio e ai naviganti, ecc. ecc. Come i Sedici siano arrivati a notte in Sede, sani e salvi, senza avere smarrito altro che una patente di guida, non so proprio spiegarlo. Grazie per questa splendida giornata; vi voglio bene, Gigi.
Pierluigi Politi