Filippo Tortu inaugurerà l’anno sportivo universitario
Proviamo a pensarci: così per gioco. Esisterà al mondo qualche ricercatore che nasconde in un cassetto – pronti per l’uso – gli algoritmi genetici per fare di un atleta un campione, per ottenere in laboratorio un soggetto ottimizzato per correre, saltare, lanciare; per battere i record del mondo? Questi atleti forse saranno già sui campi di gara, non ne siamo certi, ma possiamo immaginarlo. Esistono già i fondisti ingegnerizzati: sono degli omini leggeri, che sfiorano la superficie della pista come delle gazzelle. Se invece pensiamo ad un velocista OGM è scontato pensare ad una specie di gigante dalla pelle scura, come Usain Bolt, che fa esplodere la potenza dei suoi muscoli sulla superficie della pista, senza impegnarsi più di tanto negli ultimi metri della gara, fino alla fine della competizione, intanto non ne vale la pena. L’immagine di un uomo velocissimo, indubbiamente, è questa.
Nella progettazione dei campioni della velocità i bianchi non sembrano trovare posto. Berruti, Mennea sono stati campioni per caso? Certamente no, ma appartengono al passato. Ed oggi Filippo Tortu come lo classifichiamo? Non risponde neppure lui ai canoni del campione OGM della velocità. Tortu è pallido, poco muscolato; si fa allenare dal papà. E’ intelligente, si esprime con chiarezza, con un eloquio fluente; è iscritto all’università.
Martedì 26 febbraio, alle ore 17.00 in Aula Magna, il Magnifico Rettore inaugurerà l’anno sportivo universitario. Sarà affiancato da Filippo Tortu, anche nella premiazione degli atleti dell’università di Pavia. Primato personale 9.99 sui 100 m: il primo italiano al di sotto dei 10” netti. I nostri atleti gli stringeranno la mano. Gli algoritmi di biologia cellulare per costruire i campioni in laboratorio possono attendere: chiusi nei cassetti.
Cesare Dacarro