Malagò: «Il futuro dei CUS sarà una Federazione»
«I CUS italiani potrebbero diventare la Federazione Italiana Sport Universitari per dar loro un futuro diverso da quello attuale in cui sono associazioni sportive dilettantistiche oppure enti di promozione sportiva». Così ha dichiarato Giovanni Malagò, presidente del CONI intervenuto all’inaugurazione dell’anno sportivo accademico dell’università di Pavia.
Il presidente del CONI è stato l’ospite d’onore della cerimonia di apertura dell’anno sportivo accademico 2017/2018 insieme a Lorenzo Lentini, presidente del CUSI. L’incontro fra i due vertici dello sport è stata l’occasione per riflettere sul futuro dei Centri Sportivi Universitari.
«I CUS sono parte del sistema dello sport italiano – ha detto Lorenzo Lentini che presiede il CUSI, la realtà che rappresenta tutti i CUS degli atenei italiani – gestiscono centinaia di impianti sportivi e contano migliaia di iscritti. Rappresentano una parte importante dello sport italiano e per questo è arrivato il momento di dare loro una configurazione più congrua rispetto all’attuale».
Una richiesta a cui il presidente del CONI ha risposto immaginando la creazione di una Federazione sportiva come le altre che già esistono in casa CONI.
Un tema importante che è stato trattato nell’ambito della cerimonia che segna l’avvio ufficiale della stagione agonistica degli atleti studenti del Centro Sportivo dell’Università di Pavia ein cui, come d’abitudine, vengono premiati coloro che si sono distinti nell’anno precedente.
«Abbiamo premiato gli studenti/atleti, non con una medaglia o una coppa, ma con un diploma, di aspetto simile a quello effettivo di laurea. Si tratta di un premio che vuol dimostrare che gli atleti, parallelamente al risultato sportivo, hanno acquisito anche una cultura dello sport che li ha resi degli spiriti liberi», ha detto Cesare Dacarro, presidente del CUS Pavia. «Lo sport è considerato un tassello irrinunciabile che fa parte del complesso mosaico di elementi che, che tutti insieme, vengono definiti “cultura” – ha aggiunto il presidente Dacarro -. Lo sport moderno tende ad annullare i confini che stabiliscono ciò che è lecito da ciò che non lo è. I valori vengono talvolta polverizzati e, per questo, trovano una difficile collocazione nell’edificio che rappresenta la cultura. Non nascondiamocelo, oggi lo sport è un fenomeno consumistico alimentato dalla mitologia del record, ma è evidente che la vittoria di una medaglia d’oro non eleva l’umanità né determina il progresso di un popolo. E’ invece importante che il rapporto tra sport e cultura inizi precocemente per costituire lo zoccolo duro originato da quei giovani che saranno portatori dei valori effettivi generati dallo sport».